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domenica 3 febbraio 2008

La spallata

La vera spallata a Prodi alla fine l'ha data il Vaticano. Era chiaro da tempo che le gerarchie ecclesiastiche erano scese in campo direttamente contro il centrosinistra e per favorire il ritorno di Berlusconi, elargitore di mille favori alla Chiesa durante il suo quinquennio a Parazzo Chigi. La Chiesa a agito alla vigilia della crisi come una qualsiasi lobby politica, sia pure extraparlamentare, addirittura extraterritoriale, e con un'intelligenza politica superiore a quella dei partiti in circolazione.

La spallata della Chiesa al centrosinistra era partita da lontano. Non c'è stata settimana, dalla primavera del 2006, in cui il papa o i vescovi non siano entrati in polemica, più o meno diretta, con l'azione del governo. Ma nell'ultima settimana si è consumato uno spettacolare attacco su più fronti. Ha cominciato Benedetto XVI, in qualità di vescovo della capitale, con l'attacco al Veltroni sindaco sul «degrado di Roma». Ora, è chiaro che l'uno è «anche» papa e l'altro è, guarda caso, leader del Pd. Quando alla predica del papa sui mali di Roma, dagli «affitti troppo alti» allo scarso attivismo dell'amministrazione locale, bisognerebbe aprire un lungo capitolo. L'Apsa, che gestisce le proprietà ecclesiastiche, è il primo immobiliarista della capitale, con il 22 per cento del patrimonio totale della città: non può far nulla per calmierare gli affitti? La chiesa è il primo evasore (legalizzato) delle tasse romane, con l'esenzione dall'Ici, così com'è il primo beneficiario delle onerose convenzioni private su sanità e scuola. L'elenco dei favori che la città di Roma paga alla Chiesa è infinito, dalle forniture d'acqua ai pass delle automobili per il centro.

Era ben studiato il pretesto della mancata visita alla Sapienza, dove si capiva benissimo che alla Chiesa non interessava la questione in sé ma lo sfruttamento del caso. La polemica sulla sicurezza non garantita era strumentale. I predecessori di benedetto XVI sono andati in visita pastorale in Paesi del Terzo mondo e hanno incontrato folle di milioni di persone, e questo papa ha paura di entrare nell'Università di Roma? Bisognava trovare il modo di organizzare una manifestazione contro il governo a San Pietro, senza dire che si trattava di politica.

Così è andata e nella folla di San Pietro c'era in prima fila Clemente Mastella, il quale proprio in quell'occasione, per sua ammissione, decide l'uscita dalla maggioranza e la comunica subito non a Prodi ma al cardinal Bertone, segretario di Stato vaticano. Nello sfascio della politica, la Chiesa ha deciso di scendere in campo, alla riconquista di un ruolo centrale perso dal tramonto della Dc. I leadr del centrosinistra dovrebbero almeno prenderne atto e studiare qualche contromossa, che non sia il solito inginocchiarsi nella vana speranza di ammansire i vescovi.

Curzio Maltese, 01.02.2008

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